Violenza sulle donne e delirio costumi sociali islamici. Hina Saleem tormentata anche dopo la morte. La 20enne pakistana oppressa e uccisa oltre 12 anni fa dal padre solo perché voleva essere libera e vestirsi all’occidentale, non riesce a riposare in pace.
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La foto che era esposta sulla lapide nel cimitero Vantiniano di Brescia (donata da un anonimo benefattore lo scorso giugno) è stata strappata dal fratello maggiore Suleman, di 26 anni, diventato sostanzialmente il capofamiglia dopo l’arresto del padre, condannato a 30 anni di reclusione per l’assassinio della figlia.
“Ho tolto la foto per questioni di decoro – ha tentato di spiegare il 26enne islamico – quell’immagine non andava bene. Hina era troppo spogliata, indossava una canottiera rosa e per la nostra religione non è rispettoso apparire così su una tomba. Anche nelle vostre Chiese non si può entrare in quel modo”.
Il giovane musulmano ha riferito di avere agito “solo dopo averne parlato” con la sua famiglia e ha promesso che sceglierà “un’immagine più decorosa” per ricordare la sorella uccisa dal padre.
In altre parole, dopo 12 anni la famiglia musulmana che vive in Italia ancora non la perdona per la sua libera scelta.