“In questi giorni di turbolenza per via della manovra finanziaria mi è venuto in mente il titolo di un romanzo inizio anni Settanta di Nanni Balestrini, Vogliamo tutto. Ovviamente il contesto è del tutto diverso, ma mi sono chiesto: non è forse che abbiamo preteso troppo? Insomma, le critiche al governo e questa volta compreso Salvini, colpito anche dal fuoco amico, non sono eccessive?”.
Comincia così l’analisi del professore genovese Paolo Becchi sulla manovra finanziaria, pubblicata l’altro giorno sul quotidiano “Libero” di cui è assiduo editorialista.
“Leggere le cose – ha aggiunto Becchi – che hanno detto sulla manovra Napolitano e Monti dà il vomito cerebrale, se pensiamo a cosa entrambi hanno fatto. Inutile dire che le nostre critiche non hanno niente a che fare con gli autori del golpe contro Berlusconi.
Se abbiamo un po’ ecceduto, anche su questo giornale, nelle critiche è perché la nuova Lega sembra ormai l’ultima possibilità per salvare un Paese che sta andando in malora.
Ma non dobbiamo dimenticare i rapporti di forza all’interno di questo governo, che vedono la Lega in una posizione minoritaria.
La manovra finanziaria dunque non poteva che essere un compromesso, e non si può contestare che dentro la manovra ci sia tanto ‘quota cento’ quanto il reddito di cittadinanza. Manca è vero la riforma fiscale di ampia portata ma è eccessivo dire che Salvini non abbia portato a casa niente con questa manovra.
Questo compromesso ha un significato politico evidente: il governo continuerà sino alle europee e i conti si faranno dopo. Certo, il Paese avrebbe avuto bisogno di uno slancio già ora per tornare a crescere e purtroppo questa crescita non sarà possibile con questa manovra. Per crescere ci volevano investimenti e ci voleva un deficit maggiore, una serie politica per il lavoro e non solo un reddito per disoccupati.
E invece ora ci sono cinque milioni di elettori al Sud che aspettano prima delle elezioni europee non un lavoro ma il reddito di cittadinanza. Di Maio è convinto che ciò sia realizzabile, noi non abbiamo la sfera di cristallo ma ne dubitiamo.
Salvini ha diverse carte da giocare, la carriera politica di Di Maio e il risultato delle elezioni di maggio per il M5S dipende invece tutto dal reddito di cittadinanza.
No reddito di cittadinanza, no party!”.