Il telescopio Webb Space, offrirà una potenza di osservazione mai vista prima.
Il James Webb Space Telescope è il nome del telescopio lanciato dalla base dell’Esa nella Guyana francese.
Il rivoluzionario telescopio spaziale James Webb si è separato con successo dal razzo vettore Ariane 5 dopo circa 26 minuti di viaggio; ora proseguirà così la sua missione alla scoperta delle origini dell’Universo.
«E’ iniziato un nuovo entusiasmante decennio di scienza. La missione del nuovo telescopio cambierà le attuali conoscenze dello Spazio». Ha twittato la Nasa dopo il decollo del razzo Ariane 5, alle 13.20 ora italiana. (Foto) Per costruire questo telescopio, ci sono voluti circa tre decenni, il lavoro di oltre mille persone e un investimento di12 miliardi di dollari. Il James Webb Space Telescope, è un gioiello tecnologico che scruterà l’universo con una potenza mai vista finora.
«Il telescopio inizierà a osservare l’universo dal maggio 2022 – spiega Andrea Ferrara, professore ordinario di Astronomia e Astrofisica della Classe di Scienze della Scuola Normale di Pisa – è uno strumento potentissimo, lungo sei metri e mezzo. Affronterà un viaggio di un milione e mezzo di chilometri dalla terra e potrà eseguire osservazioni straordinarie grazie all’altissimo livello tecnologico con cui è stato disegnato e progettato. Il suo viaggio verso la destinazione durerà sei mesi e, una volta arrivato in postazione, fatte le necessarie verifiche da terra, inizierà le osservazioni».
Dalla sua postazione nello spazio, James Webb osserverà la vita più antica delle galassie.
I primi a ricevere i suoi dati saranno i ricercatori della Normale. «Il nostro progetto – racconta Ferrara – è stato selezionato tra le oltre mille proposte presentate dagli scienziati di tutto il mondo in risposta alla call aperta dalla Nasa in collaborazione con Agenzia Spaziale Europea (ESA) e Agenzia spaziale canadese (CSA). Il progetto del nostro gruppo rientra tra i 286 selezionati: avremo a disposizione 21 ore di osservazioni che useremo per studiare la vita primordiale di tre galassie». Il telescopio costa circa 10 miliardi di euro, un’ora di osservazione costa circa 230 mila euro.
«Il telescopio – spiega il cosmologo – è estremamente potente e può osservare segnali da sorgenti luminose estremamente deboli. Perché deboli vi chiederete? Perché la loro luce ha impiegato 13 miliardi di anni per arrivare a noi. Insomma, grazie a James Webb potremo vedere come erano queste galassie 13 miliardi di anni fa. Per fare un esempio: quando guardiamo la luna la vediamo non come è ora ma come era 1 secondo fa. Il sole come era 8 minuti fa.
Il nostro progetto ha molte domande – commenta Ferrara – vorremmo capire come è iniziata la formazione delle stelle all’interno di queste prime galassie e quali sono gli effetti sulla galassia stessa delle radiazioni che le stelle hanno prodotto al suo interno. Insomma, potremo forse svelare alcuni segreti rispetto a come era l’ambiente circostante alle galassie nell’universo primordiale. Ci aspettiamo molte sorprese perché non abbiamo mai visto prima queste realtà. Noi vogliamo invece esplorare l’universo alle sue origini».
James Webb trasmetterà i dati alla base Nasa di Baltimora e da lì questi saranno inviati alla Normale Pisa.
Qui saranno studiati dal Gruppo di ricerca di Cosmologia della Normale di cui è responsabile Andrea Ferrara: «Mi fa piacere rimarcare che del nostro gruppo fanno parte quattro donne e anche allievi ordinari e dottorandi». Con Ferrara lavoreranno Stefano Carniani, Simona Gallerani, Andrea Pallottini, Livia Vallini, Evangelia Ntormousi, Mahsa Kohandel.
«I telescopi attualmente a nostra disposizione hanno permesso solo un primo superficiale studio delle caratteristiche delle prime galassie – spiega Stefano Carniani. – James Webb Space Telescope rivoluzionerà il campo permettendo di ottenere informazioni cruciali sulle prime fasi di evoluzione delle galassie. In particolare il nostro esperimento è dedicato alla ricerca della luce emessa dalla popolazione stellare e dal gas ionizzato all’interno di tre galassie risalenti a soli 500-900 milioni di anni dopo il Big Bang. Queste osservazioni consentiranno di capire in maniera precisa come queste galassie si siano formate e quando». ABov