“Le dichiarazioni del senatore Pd Luigi Zanda sono inaccettabili e pericolose e richiamano, in maniera molto preoccupante, a uno scenario economico simile alla Grecia. Noi siamo pronti a collaborare con tutte le forze politiche e il Governo per il bene del Paese e nell’interesse degli italiani, ma diremo no a chi vuole svendere i nostri porti, i nostri aeroporti, le nostre infrastrutture e le nostre spiagge”.
Lo ha dichiarato ieri il deputato genovese e responsabili Infrastrutture della Lega Edoardo Rixi dopo le dichiarazioni del senatore Pd Luigi Zanda, che in sostanza, a causa dell’emergenza coronavirus, avrebbe proposto di ipotecare le nostre spiagge e infrastrutture perché servirebbero “garanzie di Stato per i prestiti bancari”.
“Le dichiarazioni di Luigi Zanda – ha aggiunto il senatore savonese Paolo Ripamonti (Lega) – sono davvero preoccupanti e pericolose.
Arrivare a ipotizzare di dare in pegno spiagge, porti e aeroporti per ottenere dei prestiti e liquidità necessari al Paese significa svenderci.
Includere nella lista dei beni statali da mettere a garanzia con le banche anche le spiagge significherebbe fare peggio di quanto l’Europa non abbia già fatto con la folle direttiva Bolkestein.
La strada per la ripresa dovrà partire, invece, dal supporto e dalla valorizzazione di quelle imprese, come le balneari, che hanno fatto la fortuna economica del nostro Paese.
La ricetta Pd di Zanda sarebbe l’ennesimo regalo alle banche: non possiamo accettare una svendita o una messa al banco dei pegni dei nostri settori più produttivi e delle nostre aziende familiari in cui da generazioni migliaia di piccoli imprenditori hanno investito”.
“Non ho mai ne pensato né detto – ha poi precisato il senatore Luigi Zanda – di volere vendere o tanto meno svendere alcunché. Sostenere il contrario è falso. La questione che ho voluto porre è particolarmente seria.
Molto presto l’Italia si troverà di fronte alla necessità di disporre di risorse ingentissime, che nessuno ci regalerà, per impedire disastrosi fallimenti e una drammatica disoccupazione, per aiutare famiglie, imprese, lavoratori, artigiani, commercianti, professionisti, operatori turistici, le cui attività sono state e sono tuttora colpite dalla pandemia del coronavirus.
Serviranno tanti tanti soldi e, nelle condizioni della nostra finanza pubblica, per averli dovremo poter prestare al sistema bancario adeguate garanzie, che per esempio, potrebbero essere rappresentate dal patrimonio immobiliare pubblico.
Questa è l’ipotesi che ho prospettato e che è ampiamente discutibile. Basta farlo con spirito di verità, perché dare in garanzia è cosa molto diversa dal vendere o dallo svendere”.