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Zefiro, amico dell’Acquario, ha scelto di vivere nel Mar Ligure

Il delfino Zefiro, amico dell'Acquario di Genova

Si chiama Zefiro, è un esemplare maschio di tursiope ed è uno degli “amici” di lunga data dei ricercatori dell’Acquario di Genova e della Fondazione Acquario di Genova nell’ambito dei progetti di ricerca e conservazione sui Cetacei condotti in mare dal 2001.

Dal primo avvistamento del delfino, avvenuto il 2 luglio 2001 al largo del Porto di Genova, fino all’ultimo, avvenuto al largo di Portovenere il 7 settembre 2023, Zefiro è stato fotografato e identificato ben 28 volte, sempre in compagnia di altri esemplari in numero variabile, da coppia a gruppo di 64 individui.

Essendo avvenuta la prima identificazione quando Zefiro era già adulto, si stima che possa avere un’età di almeno 30 anni.

La sua area di spostamento, individuata dai ricercatori in questi 22 anni, va da Livorno a Genova e si concentra su La Spezia, habitat particolarmente favorevole a questa specie dove è avvenuto il maggior numero di avvistamenti, e le acque tra Chiavari e Levanto.

Un esemplare, dunque, che si può considerare piuttosto stanziale del Mar Ligure orientale dove, grazie ai progetti di ricerca, è stata stimata la presenza di una popolazione di almeno 200 esemplari.

La storia di Zefiro, il cui codice identificativo è TTDM025, è consultabile da chiunque su Intercet www.intercet.it, una piattaforma GIS su web sviluppata all’interno del progetto GIONHA, grazie ai fondi dell’Unione Europea, di proprietà della Regione Liguria e coordinata dalla Fondazione Acquario di Genova.

Qui sono raccolti i dati di avvistamento di tutte le specie di Cetacei non soltanto del Mar Ligure, ma di tutto il Mar Mediterraneo grazie al lavoro ormai ventennale congiunto di oltre 30 istituti di ricerca che hanno condiviso i propri dati sulla piattaforma Intercet.

Dal 2001, l’Acquario di Genova e la sua Fondazione conducono un’attività di ricerca in mare per studiare i cetacei che nuotano lungo le coste della Liguria, all’interno del Santuario Pelagos.

Gli studi si concentrano soprattutto sul tursiope, il delfino che predilige le acque costiere, entro il limite dei 200 m di profondità che segna il confine della piattaforma continentale.

Proprio per le sue abitudini “costiere”, il tursiope è la specie, tra i cetacei, che viene più spesso in contatto con l’uomo da cui il nome “Delfini Metropolitani” dato al primo progetto di ricerca tutt’ora in corso.

A questo primo progetto ne sono seguiti molti altri, ma due progetti, in particolare modo, hanno permesso di allargare il network di ricerca e arricchire il database comune della piattaforma Intercet, TursioMed e InterMed, entrambi finanziati della Fondazione Blue Planet – Virginia Böger Stiftung XX, coordinati dalla Fondazione Acquario di Genova Onlus, in collaborazione con il WWF Svizzera Italiana e con il patrocinio di ACCOBAMS e del Santuario Pelagos.

Il primo ha visto la partecipazione di 28 enti di ricerca attivi in 8 paesi del bacino (Spagna, Francia, Italia, Slovenia, Grecia, Turchia, Israele e Tunisia), mentre InterMed ha coinvolto 32 enti, provenienti da 9 Paesi mediterranei (Spagna, Francia, Italia, Slovenia, Montenegro, Grecia, Turchia, Israele e Tunisia) e ha allargato la ricerca anche ad altre specie di cetacei quali grampo, zifio e capodoglio, con l’obiettivo di tracciare una mappa della diversità di specie a livello Mediterraneo.

I ricercatori si muovono a bordo di gommoni, armati di binocoli, macchine fotografiche con teleobiettivo, idrofono, GPS.

Quando avvistano un gruppo di delfini segnano la posizione geografica esatta, la specie, il numero di individui e scattano un gran numero di fotografie. Queste fotografie permettono di distinguere un individuo dall’altro, grazie ai marcaggi naturali, per lo più graffi e cicatrici presenti soprattutto sulla pinna dorsale che gli animali si procurano nel corso di interazioni più o meno aggressive.

La foto-identificazione permette di compiere numerose analisi, per ricostruire gli spostamenti dei singoli individui e il loro home range, per conoscere i rapporti tra comunità vicine ma anche per stimare la loro abbondanza.

È proprio grazie a questa tecnica di foto-identificazione che i ricercatori dell’Acquario di Genova e della Fondazione Acquario di Genova hanno potuto riconoscere Zefiro e seguire la sua storia nel Mar Ligure per tutti questi anni.