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Zena, la canzone dei genovesi è diventata un’opera

Zena, la canzone dei genovesi è diventata un’opera
Zena, la canzone dei genovesi è diventata un’opera

Da lunedì 28 ottobre é tornata in scena al Teatro Auditorium Eugenio Montale la commedia musicale in un atto Zêna, di Fabrizio Lamberti – maestro concertatore, direttore e pianista –  su libretto di Mauro Graiani, che ne cura regia, scene, costumi e luci. A dare vita ai protagonisti della commedia saranno: Rosario D’Aniello (Bacci), Danilo Ramon Giannini (Carbunin/Dieguito/Juan/Edmondo de Amicis), Andrea D’Andreagiovanni (Schiappacasse/Pedro Vasena/Padre Miguel/Banchiere/Poliziotto), Elisa Dal Corso/Laura Repetto (6, 8, 11, 15) (Natalina/Maria), Fabrizio Lamberti (Sagrestano). Con la partecipazione straordinaria in video di Corrado Tedeschi nella parte di Bacci anziano e con la Zêna Òrchèstra. L’organico di questo atto unico prevede cinque attori cantanti – quattro dei quali si alternano in doppio, triplo ruolo – un quartetto di musicisti e un elemento video a ritrarre il protagonista ormai anziano, voce e volto narrante dell’intera vicenda.

Ma se ghe penso, colonna sonora del cuore di ogni genovese, composta nel 1925 da Attilio Margutti su versi di Mario Cappello, è il  motivo ispiratore,  quale  leitmotiv che scandisce il progredire della narrazione: la storia del protagonista di Zêna è quella del protagonista della canzone, l’archetipo dell’emigrante italiano di fine Ottocento, la cui storia racchiude in se le storie di tutte le migrazioni coeve.Zêna è indirizzata in particolare ad un pubblico di studenti, con l’obiettivo di sensibilizzarli al tema dell’immigrazione.

Il testo di Zêna (il viaggio dell’emigrante) è la versione ridotta  della commedia musicale Zêna  (If I Think Home). Ambientata sul finire del 1800, la vicenda si snoda facendo perno sui sogni di Baciccìn, il suo protagonista e quelli dei suoi giovani coetanei che s’infrangono contro la povertà di una Genova sottomessa ai Savoia, dove il lavoro scarseggia e ci si deve inventare. Imbarcarsi su di un piroscafo per far fortuna in Argentina, sulla rotta di Colombo, abbandonando affetti e sicurezze, sembra l’unico piano possibile.  

La commedia offre  degli indimenticabili momenti di pacate ma intense emozioni e di autentico amore incurante dei pregiudizi: indimenticabile il colloquio tra il giovane che sta per partire ed invita la ragazza che ama a seguirlo, incurante del mestiere che la stessa conduce.

Una volta in là con gli anni, il protagonista, diventato imprenditore grazie alla piantina di basilico sua compagna di viaggio, cederà alla nostalgia di casa e tornerà a Genova.  La narrazione è incentrata sulle difficoltà di coloro che, ieri come oggi, fuggono da una vita di stenti per risollevare le sorti della propria esistenza, ma devono fare i conti con il richiamo delle proprie radici. 

Come Napoli, Roma, Milano anche Genova ha il suo tema, racconta Fabrizio Lamberti, la sua canzone, ma è forzatamente rimasta entro le sua antiche mura, custodita  dai genovesi che la amano a tal punto da non volerla condividere con nessuno.  Poter raccontare alle nuove generazioni, in forma di favola, la storia di tutti i nostri antenati, racchiusa all’interno del testo della canzone di Genova e dei genovesi, è forse l’ aspetto più importante di questo  spettacolo. La musica e le canzoni pensate per questa avventura hanno quei sapori, un po’ malinconiche a tratti, forse, ma anche piene di quella dolcezza, legata al ricordo, che chiunque viva lontano da questa nostra città porta sempre nel cuore. Le persone possono anche lasciare Genova ma Genova non lascerà mai l’anima di chi è costretto ad andarsene. 

Il regista Mauro Graiani spiega  l’amore per Genova, il sentimento che unisce chi ci vive e chi vi torna è lo stesso da qualsiasi latitudine provenga. Profuma di pesto, sa di quel salino che abbiamo nell’anima, freddo come la tramontana che spinge, da sempre, molti di noi a migrare. Genova è il richiamo di una madre; lo puoi ignorare per una vita, ma quando vuole farsi sentire, ti tocca tornare, come fa Bacci, l’emigrante ideale preso in prestito dal testo di Ma se ghe penso e catapultato, tra fantasia e realtà, nella più grande migrazione contadina della Storia. Ed è bello sapere che è destinato ai ragazzi, che parla di loro e di quel sentimento con cui faranno i conti, l’amore per Genova, dal quale non potranno fuggire, ovunque saranno domani. Zêna è una storia di sangue e lacrime, di sogni e paure, di sentimenti forti, di scelte laceranti e promesse da mantenere. Di cuore e sale da versare sulle ferite che il tempo e la lontananza non potranno mai curare. Vivere nella Genova di fine ottocento, per chi non aveva mezzi, era sicuramente un travaglio che non risparmiava il cuore dei suoi figli più amati. In una città che, da Superba dominatrice dell’epoca delle Repubbliche marinare, era diventata un crogiuolo di razze che pulsava nel suo cuore angiportuale, la vita era dura. La differenza tra vivere e morire la faceva la casta, l’appartenenza di nascita: se nascevi in una famiglia ricca o benestante, Genova era il posto più bello del mondo per vivere; altrimenti la vita era impossibile per un povero. E così non restava che lasciare a malincuore la terra natia per altre sponde.

Il Teatro Carlo Felice, nell’ambito di un progetto di avvicinamento dei giovani all’Opera, con questa commedia musicale desidera promuovere la cultura musicale  con il suo elevato potenziale educativo e formativo per gli studenti.

Uno dei personaggi del racconto è  il ligure Edmondo De Amicis, nato ad Oneglia, scrittore, giornalista e militare italiano. Famoso per essere l’autore di Cuore, uno dei libri più popolari della letteratura  per ragazzi, lo scrittore si imbarcò a Genova con gli emigranti sul piroscafo Nord America, per raggiungere Buenos Aires, dove fu chiamato per tener un ciclo di conferenze. Quel viaggio fu propizio affinché De Amicis esplorasse la vita di una delle piú importanti comunità italiane all’estero. L’impatto con quel mondo “italiano fuori dall’Italia” si tradusse in diversi suoi scritti: In América (1887), Sull’Oceano, del 1899 (in un primo tempo, I nostri contadini in America), e una serie di testi, che descrivono la vita quotidiana delle comunità di emigranti italiani e le loro abitudini nell’America meridionale. Lo scrittore Edmondo De Amicis, che in Zêna, durante la traversata, insegna a leggere e scrivere al protagonista Bacci, rappresenta la dimensione linguistica che consente all’individuo la  definizione della propria identità di persona, un elemento cardine della crescita e della libertà individuale. Il linguaggio  definisce chi siamo e ci aiuta ad esprimere la nostra interiorità. Imparare a leggere e scrivere permetterà a Bacci di comunicare con propri familiari lontani, lo aiuterà a mantenere il legame con i propri affetti e le proprie radici culturali, elementi che lo renderanno più forte e gli permetteranno di avere successo nella vita. ELISA PRATO

Date

Ottobre 2024Lunedì 28 (ore 9.30 e ore 11.30); martedì 29 (ore 9.30 e ore 11.30); mercoledì 30 (ore 9.30 e ore 11.30); giovedì 31 (ore 9.30 e ore 11.30).

Novembre 2024Lunedì 4 (ore 9.30 e ore 11.30); martedì 5 (ore 9.30 e ore 11.30); mercoledì 6 (ore 9.30 e ore 11.30); giovedì 7 (ore 9.30 e ore 11.30); venerdì 8 (ore 9.30 e ore 11.30); lunedì 11 (ore 9.30 e ore 11.30); martedì 12 (ore 9.30 e ore 11.30); mercoledì 13 (ore 9.30 e ore 11.30); giovedì 14  (ore 9.30 e ore 11.30); venerdì 15 (ore 9.30 e ore 11.30); lunedì 18 (ore 9.30 e ore 11.30); martedì 19 (ore 9.30 e ore 11.30).

Biglietti

Intero 10,00 euro , Ridotto 5,00 euro

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it